Storie ticinesi e testimonianze di padri divorziati

Nell’estate del 2010, dopo il riposo impostomi dal medico per l’inizio di “burnout”, mi sentii meglio e mi illusi che cambiando azienda e accettando un lavoro meglio remunerato avrei potuto finalmente vivere in modo tranquillo. Avrei potuto pagare gli alimenti che la “giustizia” ticinese mi avrebbe condannato a pagare (già, giuridicamente si tratta di una condanna) e rimborsare i vari debiti, assicurandomi nel contempo una riserva per la vecchiaia continuando ad applicare la strategia spiegata nel capitolo 7 intitolato “Soldi, soldi, soldi, …”.

Siccome fino a quel momento avevo sempre lavorato a completa soddisfazione del mio datore di lavoro, avrei pure potuto contare su un buon certificato di lavoro. Il certificato di lavoro é un’invenzione tipicamente svizzera e non esiste al di fuori dei confini elvetici. In pratica serve solo a tenere “tranquilli” gli impiegati; é una specie di “certificato di buona condotta”. Spesso è pure codificato, in modo da comunicare giudizi sulla persona (non comunicabili per legge) a coloro che lo leggeranno in futuro. Per decifrarlo bisogna evidentemente conoscerne la chiave di decodifica, di solito riservata agli “iniziati” (impiegati che lavorano nel settore delle risorse umane).

Cercai e trovai un impiego nella periferia di Zurigo (nel canton Argovia), traslocai nuovamente (generando quindi altri costi) e ottenni uno stipendio che, dedotto l’affitto (molto più caro in quella regione!) e le spese per recarmi al posto di lavoro, mi avrebbe permesso di versare fino ad un massimo di ca. Fr. 1’400.-/1’500.- mensili per nostra figlia. Secondo le tabelle di Zurigo 2009 il fabbisogno di nostra figlia era di 1935.-/mese, per cui credetti di potercela fare. Siccome dedotto l’assegno figli sarebbero restati 1735.- da coprire, 1’400.-/1’500.- a carico mio (ingiusto, però con il nuovo stipendio la cosa sarebbe stata fattibile) e soltanto 235.-/335.- a carico della mia ex mi illusi che tutto si sarebbe sistemato.

A gennaio 2011 fui assunto quale “Product Manager” (non era il lavoro dei miei sogni, ma era ben pagato) e dopo i fatidici 3 mesi di prova l’azienda mi confermò il posto, ma con riserva: mi si rese attento al fatto che la situazione monetaria internazionale era difficile e che se le ordinazioni fossero ulteriormente diminuite l’azienda avrebbe dovuto cambiare strategia e il mio posto sarebbe stato soppresso. Ero stato assunto perché l’azienda nel 2010 aveva ricevuto più ordinazioni, il lavoro era aumentato e l’azienda sperava che la ripresa economica e il buon andamento delle ordinazioni continuasse anche in futuro.

Aprile 2011 fu uno fra i mesi più “neri” che ricordo: ricevetti infatti l’assurda sentenza del pretore, avv. Francesco Bertini, come pure la lettera di licenziamento dall’azienda. Il mondo mi crollò addosso e mi resi conto che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento divennero improvvisamente vani. In un mese mi ritrovai senza lavoro e con una cifra assurda da versare tutti i mesi. Da buon ingenuo a fine aprile versai Fr. 1’660.- di alimenti (come stabilito dalla sentenza), ma in seguito seppi che non avrei dovuto in quanto la sentenza non era ancora definitiva e avevo la possibilità di ricorrere al Tribunale d’Appello (cosa che feci puntualmente).

Nonostante tutta la mia buona voglia, capii che comunque fosse andata non ce l’avrei più potuta fare! Vissi un periodo “nero”, provando nuovamente quelle sensazioni che ormai avevo imparato a conoscere: i sintomi dell’esaurimento/depressione. Insomma, provai una grande frustrazione per essermi illuso di potermi rifare una vita, di potermi sistemare finanziariamente per poter offrire un futuro migliore a nostra figlia; per esempio per poterle pagarle gli studi dopo le scuole dell’obbligo se avesse deciso di continuare gli studi (cosa che mi ha comunicato intenderebbe fare). Avevo deciso di fare dei sacrifici per il bene futuro di nostra figlia, anche se a scapito della frequenza dei nostri incontri (partire dal Ticino ha ridotto l’interazione con mia figlia a 2 soli incontri al mese e 1 telefonata settimanale, non sempre), ma qualcuno -con il beneplacito della legge- ha deciso di distruggere qualsiasi mio tentativo di miglioramento per il futuro. Che ignoranza! La regola del “tutto e subito, senza sforzo” sembra essere lo standard di certa gente che non vede a 3 dita dal proprio naso!

A quel punto capii che la vita di “lavoratore pendolare” fra la Svizzera interna e il Ticino non avrebbe portato i frutti sperati e siccome non ero disposto a continuare a far sacrifici inutilmente volli tornare in Ticino; più vicino alla mia famiglia, a mia figlia e ai miei amici, per cui decisi di rimettermi a lavorare per conto mio. I ritmi di lavoro imposti dalle grosse aziende mi avevano stancato e esaurito (e comunque in futuro non sarebbero serviti a nulla in quanto mi sarei ritrovato ben presto “fallito” economicamente), quindi decisi di rallentare e fare le cose a un ritmo più “umano”. Sono stato un lavoratore indipendente per quasi tutta la mia vita lavorativa e la possibilità di organizzarmi “a modo mio” mi mancava troppo. Ero disposto a fare sacrifici perché c’era un fine (il miglioramento della mia situazione economica precaria), ma non sono disposto a fare sacrifici senza alcuna possibilità di migliorare una tale situazione.

Come si può leggere nella sentenza del 4 aprile, fui condannato a pagare una cifra ben più grande di quella definita dalle tabelle di Zurigo perché il pretore, avv. Francesco Bertini, per me (grazie pretore!) aumentò pure le poste “affitto” (come se gli affitti in Ticino fossero più  cari che a Zurigo!) e “scuola” (già, perché la scelta unilaterale della mia ex riguardante la scuola privata é stata da lui accettata dicendo che “giova pure al padre”, visto che in caso contrario mia ex moglie non avrebbe potuto lavorare al 100%…) giungendo alla conclusione che nostra figlia aveva bisogno di Fr. 2’413.- mensili. Zurigo é la seconda città al mondo più cara, ma secondo il pretore, avv. Francesco Bertini, i figli di divorziati ticinesi che abitano nella città di Locarno necessitano di più soldi dei figli di divorziati zurighesi; per questo ho definito la sua sentenza completamente assurda!

Scoprii in seguito dal mio avvocato che se si fosse saputo del mio nuovo lavoro e stipendio, la cifra da versare per gli “alimenti” di nostra figlia sarebbe ulteriormente salita (!!??!!). Ma stiamo scherzando? Qualsiasi cifra un padre ticinese divorziato possa guadagnare (eccettuati forse gli stipendi oltre i Fr. 10-12’000.-/mese), resterà sempre e solo con il “minimo vitale”, in quanto la “giustizia” ticinese lo condannerebbe a pagare sempre di più, ben oltre le tabelle di Zurigo! Per il calcolo di quanto spetta al padre si adottano le tabelle LEF, per i suoi figli invece le Tabelle di Zurigo. Ma dov’è il principio di equità di trattamento?

Prima di accettare come “giusta” la decisione della “giustizia” ticinese, esigo che questa venga resa equa! A che serve altrimenti a un padre divorziato lavorare, se qualsiasi cosa egli faccia si ritroverebbe sempre e comunque povero, ridotto a dover campare con il “minimo vitale”?

Commenti su: "Capitolo 14 – L’assurda sentenza emessa dal pretore, avv. Francesco Bertini" (5)

  1. Lele1961 ha detto:

    Il fatto che anche se sei senza lavoro, senza diritto alle indennità di disoccupazione e a beneficio dell’assistenza pubblica, può essere richiesto dalla controparte di calcolare un reddito ipotetico. Quindi anche sei, per estremo, un clochard e vivi di quello che trovi nei cassonetti e abiti sotto i ponti hai gli alimenti da pagare in base al reddito ipotetico. Assurdo?

    • Caro Lele, purtroppo sollevi qui un’altra assurdità del nostro sistema “mangia-soldi”. A meno di essere senza alcuna formazione (ma per uno svizzero è praticamente impossibile, vedi anche le recenti proposte per dare borse di studio a tutti), effettivamente, anche se sei un clochard, ti viene computato un reddito ipotetico in base alla tua formazione (il quale sarà comunque più alto del famoso “minimo vitale”), quindi ti permetterebbe di pagare alimenti per i figli. Ti ritrovi automaticamente indebitato nei confronti dello Stato, proprio per quegli alimenti che ipoteticamente dovresti pagare se lavorassi nel tuo campo, perché lo Stato li verserebbe comunque alla tua ex (per i tuoi figli) al posto tuo, e questo indipendentemente se la tua ex abbia entrate o meno.

      Per assurdo: tu hai una formazione che ti porterebbe un reddito ipotetico di 60’000.-/anno, ma siccome non trovi lavoro* vivi veramente come un clochard; tua ex moglie (che è medico) guadagna veramente qualche centinaia di migliaia di franchi annui, ricevendo in più dall’ufficio anticipo alimenti 700.-/mese per figlio. Ammettendo che abbiate 2 figli, ti troverai dopo 5 anni con 84’000.- di debiti!

      Ora ammettiamo che non tu non sia divorziato: tua moglie manterrebbe te e i 2 figli senza alcun problema, e tu ti occuperesti della casa, dell’educazione dei figli, … ma tutto questo in caso di divorzio non conta: è l’uomo che deve sostenere finanziariamente la famiglia, anzi, “garantire alla famiglia lo stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio”! E questo anche se durante il matrimonio non avveniva, anche se era la moglie a “procacciare i soldi”.

      Prova però a essere tu quello che guadagna in famiglia, con la ex che durante il matrimonio se ne stava a casa a occuparsi dei figli… quanto devi pagare per lei? Tanto, al minimo 2’500.-/mese. E per i 2 figli? Molto, garantito dalle famose Tabelle di Zurigo, almeno 3’470.-/mese. E se avevate una casa vostra? Quella è per i figli e la moglie (e l’eventuale compagno di lei). E tu sei destinato a vivere come un clochard…

      Purtroppo questa è la legge, una legge completamente assurda e ingiusta che favorisce le donne; ma nessuno vuole ammetterlo, tanto meno le femministe che tanto parlano di uguaglianza fra i sessi!

      * lo Stato è comunque generoso, quindi se non trovi lavoro ti offre disoccupazione e assistenza pubblica, proprio perché non vuole far vedere in giro gente che vive come un clochard… prima ti rovina, poi ti aiuta! Così almeno si autoalimenta rendendo necessari i vari uffici di aiuto sociale. Allo Stato servono persone in stato di indigenza per giustificare i servizi offerti, quindi diabolicamente crea i problemi per poi risolverli (a modo suo, però)!

  2. Io sono la seconda moglie di un uomo meraviglioso tormentato dalla prima moglie e anche noi abbiamo subito le angherie dei vari tribunali fino a quello federale che ha stabilito che io, pur non lavorando, posso aiutare mio marito nel minimo vitale (fissato a 850chf) e nella metà dell’affitto! Concordo con tutto quello che hai detto ci vorrebbe un radicale cambiamento della legge per non permettere alle ex mogli di condurre una vita quasi agiata a discapito della vita del marito. E tutto assurdo! Addirittura un pretore di Locarno ha etichettato come assurda la decisione del tribunale federale…che come sai è l’ultima spiaggia! Ora siamo costretti a pagare una cifra che non ci possiamo permettere assolutamente…e chiediamo sussidio e assegni ovviamente! Sai però cosa penso? Che prima o poi tutto torna indietro e che i figli intelligenti capiranno i ruoli di mamma e papà…sorridi sempre! Sarà uno smacco ancor più grande per la tua ex moglie!!! Un caro saluto

    • Cara Lara,

      che dire? E’ forse l’ennesima conferma che quella che viene chiamata “giustizia” non è tale? Con la scusa del “bene del minore” vengono continuamente prese decisioni assurde e ingiuste, le quali possono solo peggiorare i rapporti fra le parti in causa. Tutto questo non fa altro che del male al “minore”; parliamoci chiaro, i nostri figli hanno 2 genitori, un padre e una madre. Chiedere a loro di scegliere da che parte stare (o peggio, imporglielo) è cosa contro natura, altro che “bene del minore”!
      Per capire perché oggi si è arrivati a questa situazione basta guardarsi attorno: tutto ruota attorno ai soldi. Oggi un valore non è più tale se non è in qualche modo monetizzabile, quindi i “vecchi” valori famigliari oggi sembrano non valere più nulla.
      Trovare soluzioni che giovino tutti i componenti di una famiglia in caso di divorzio sarebbe possibile, ma non è interessante per la “casta degli avvocati” -gli azzeccagarbugli del Manzoni- che non avrebbero il loro tornaconto. Non dimentichiamo che pretori e giudici sono alla base degli avvocati…
      Come fare a sopravvivere nonostante tutto quel che vi fanno e faranno subire è scritto in questo Blog e mi sembra anche in modo abbastanza chiaro… basta leggere.
      A te e al tuo uomo, cara Lara, auguro con tutto il cuore Buone Feste! Restate uniti e non lasciate che il vostro amore venga influenzato da chi vi vuole litigiosi per poter guadagnare ancor più. Un abbraccio

      P.S: mi piacerebbe sapere quale dei pretori di Locarno ha definito assurda la sentenza del TF perché F.Bertini (il pretore che ha emesso l’assurda sentenza di questo post) lavora proprio a Locarno (pretore di Locarno città).

      • Lara ha detto:

        Non è Bertini ti assicuro! Ma non vorrei mettere nei guai il mio avvocato che me l’ha detto! Un augurio di felicità anche a te e speriamo che un giorno non troppo lontano le cose possano cambiare! Noi viviamo già con molte difficoltà:ti dico solo che al 30 dicembre abbiamo già speso tutto lo stipendio di mio marito con i pagamenti e siamo ancora fuori di 1250 per una mia vecchia assicurazione e di tutte le spese del cibo! Vedi te 😱! Un abbraccio

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