Capitolo 11 – La richiesta di revisione della sentenza
La seconda delusione fu quando mi giunse una lettera raccomandata dalla pretura di Locarno, la quale mi annunciava una petizione per modificare il contributo di mantenimento per mia figlia inoltrata da mia ex moglie (in effetti è nostra figlia l’attrice, ma rappresentata dalla madre in quanto minorenne). Nella petizione, contrariamente a quanto stabilito con mia ex moglie 10 anni prima (il perché fu stabilito così è spiegato nel capitolo 4), si chiedeva che venissero applicati gli importi delle tabelle di Zurigo, secondo la prassi comunemente adottata in Ticino.
Voglio ricordarvi che questa pratica ticinese è legale ma profondamente ingiusta e finanziariamente insostenibile da parte dei padri divorziati. Vorrei lanciare un appello a tutti i padri che quotidianamente vengono “spiumati” dalle preture e dai tribunali del nostro cantone: ribellatevi, parlatene pubblicamente, non siete soli! Siamo in tanti, ci sono associazioni (guardate nei link) e le cose prima o poi dovranno cambiare. Recentemente è pure stata inoltrata al Consiglio di Stato ticinese una mozione da parte del deputato Lorenzo Quadri che chiede di abbandonare i parametri di tali tabelle. Inoltre il movimento papageno sta raccogliendo firme affinché la I Camera Civile del Tribunale d’Appello riduca i parametri delle Tabelle di Zurigo (articolo). Appuntamento domani, 20 agosto 2011 in piazza Dante a Lugano.
Insomma, nonostante stessi facendo di tutto per combattere la situazione di precarietà nella quale mi trovavo ormai da anni riuscendo finalmente a vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, mi resi conto ben presto che la lotta per la mia sopravvivenza economica appariva minata già alla base. Questo grazie alla “giustizia” ticinese. Visto quanto stava accadendo contro di me, non avrei avuto grandi possibilità di riuscire nell’intento di sanare la mia situazione finanziaria. Questo mi spinse ad intraprendere una nuova strategia.
Mi informai presso un avvocato sulla liceità della domanda di revisione dopo così tanti anni e soprattutto dopo aver concluso un accordo, ma venni a sapere che in qualunque momento una delle parti può chiedere la revisione della sentenza che riguarda un minore. Questo “per il bene del minore stesso”. Appresi pure una quantità di informazioni incredibili su come la giurisprudenza ticinese protegga “a oltranza” le madri con figli minorenni “per il bene del minore”. Mi divenne subito molto chiaro perché in Ticino ci sia una percentuale di matrimoni che sfocia in divorzi che raggiunge il 60%; per una donna sposarsi e avere figli in Ticino è un investimento per il futuro, basta poi chiedere il divorzio e si “sistema” a vita!
In pratica la legislazione attuale fa sì che una donna povera e che non ha mai lavorato, se riesce a sposarsi e ad avere figli (più ce n’è meglio è) con una persona magari un po’ più vecchia di lei e benestante, si sistema “a vita”. Importante per lei, se desidera vivere bene per il resto dei suoi giorni, è far in modo che durante l’unione coniugale si acquisisca anche un bene immobiliare (casa o appartamento). Una volta divorziata, oltre a tenersi la casa e a ricevere il 50% della cassa pensione dell’ex marito, riceverà pure una rendita per lei; questo al minimo finché l’ultimo figlio non abbia raggiunto i 16 anni di età, ma spesso anche oltre (a volte vita natural durante). Senza contare che fintanto che i figli sono minorenni o agli studi, prenderà anche i famosi “alimenti per i figli”, importi definiti in Ticino secondo le “Tabelle di Zurigo”.
La legge parla chiaro, bisogna che la moglie e i figli possano mantenere il tenore di vita avuto durante il matrimonio (che poi l’ex marito fallisca e diventi un barbone non interessa a nessuno). In pratica, dopo il divorzio “alla ticinese”, ci si ritrova nella situazione opposta a quella di partenza, ossia: lei benestante, con una cassa pensione ben riempita, in casa di proprietà e con un assegno di mantenimento per lei e “alimenti” per i figli. In poche parole, lei diventa ricca! Lui, al contrario si ritroverà depredato di tutto, con la cassa pensione svuotata per metà, con una cifra da capogiro da versare alla ex moglie per lei e i figli. Il peggio è che lei potrà amministrare la cifra ricevuta per i figli minorenni come meglio le aggrada, senza dover render conto a nessuno di come spende i soldi (e soprattutto se li spende per il bene dei figli!). All’ex marito non resterà altro da fare che rassegnarsi e subire la sorte inflittagli da un sistema giudiziario (quello ticinese, perché nel resto della Svizzera non é così!) manifestamente ingiusto; si renderà ben presto conto che è pronto ad andare in depressione e in fallimento al primo problema che gli si presenti. Questo è a dir poco scandaloso e ingiusto!
Ad ogni modo circa il contenuto della petizione c’era poco da stare allegri; come scrivevo nell’articolo “Tutti mentono”, chiunque l’avesse letta avrebbe pensato che la mia situazione finanziaria personale fosse migliorata notevolmente e che lasciavo volontariamente che mia figlia vivesse in una situazione di indigenza. Sembrava che lasciavo alla mia ex tutte le spese relative a nostra figlia e che le due stessero vivendo di stenti… Si poteva pure leggere che io ora vivevo “ben al di sopra del minimo vitale” e che, conformemente alle tabelle di Zurigo, il fabbisogno di nostra figlia ammontava a Fr. 1935.- mensili (cifra del 2009, oggi è superiore). C’era pure scritto che avrei forse addirittura potuto e dovuto coprire interamente io il fabbisogno di nostra figlia! Ma se la natura ha fatto sì che i figli si facciano in due, perché il canton Ticino dovrebbe condannare un padre a farsi carico di tutte le spese? In Ticino i padri servono solo a pagare? L’uomo ticinese divorziato è forse un bancomat?
La richiesta chiaramente era da intendersi retroattiva a un anno prima della presentazione della petizione, così come specificato dalla legge. Che senso avrebbe avuto aspettare così a lungo prima di inoltrarla (era da poco più di un anno che avevo un lavoro!) se non per “arraffare” di più? Rubare sì, ma a piene mani, altrimenti non ne vale la pena! Chiaramente sia la “povera piccola” che la sua rappresentante (sua madre, “povera” pure lei) chiedevano l’assistenza giudiziaria e il gratuito patrocinio dell’avvocato. In caso di divorzio in Ticino è praticamente sempre così: la donna e i figli hanno diritto al gratuito patrocinio dell’avvocato mentre l’uomo deve pagare tutto di tasca propria (avvocato, spese e tasse di giustizia), impoverendosi e indebitandosi ancor più.
Non esageriamo con la storia del minimo vitale quando poi per i figli si applicano le tabelle di Zurigo!
Il minimo vitale per una famiglia monoparentale con un figlio oltre i 10 anni di età è fissato secondo le tabelle CEF (art. 93 LEF) in Fr. 1’950.- (1350.- per famiglia monoparentale con obblighi di mantenimento + 600.- per figlio oltre i 10 anni), per cui anche tenendo conto delle spese per l’affitto dell’appartamento della mia ex e della cassa malati di entrambe, lo stipendio di lei sarebbe servito a coprire l’intero importo! Oltre al suo stipendio, però, mia ex moglie percepiva anche quanto stabilito al momento del divorzio, ossia 510.-/mese, assegno familiare incluso (che ricordo divenne 710.-/mese a partire da settembre 2009, quindi 860.-/mese da maggio 2011 a tutt’oggi).
Se si volessero veramente fare i calcoli con i parametri del minimo legale bisognerebbe allora farli per tutti, non solo applicarli agli ex coniugi e utilizzare per i figli le tabelle di Zurigo, le quali -ricordo- sono tutt’altro che “ridotte al minimo vitale”!