Durante l’anno seguente notai in nostra figlia dei cambiamenti di comportamento. Dapprima credevo fossero dovuti all’adolescenza, visto che lei stava entrando in questa fase della vita, ma in seguito mi resi conto che forse i suoi comportamenti erano da leggere quale forma di ribellione a quanto stava accadendo fra sua madre e me.
Brava “bimba”: impara a ribellarti e a usare il tuo cervello!
Ancora una volta si può concludere che chi soffre di più per le conseguenze del divorzio sono i figli: più i genitori si accaniscono uno contro l’altro, peggio stanno i figli. E’ anche semplice e logico, basta pensarci un attimo; per un figlio è impossibile scegliere “da che parte stare”: la natura gli ha dato un papà e una mamma e vuole bene in ugual misura a entrambi.
Come ho già avuto modo di scrivere, i pretori e i giudici del canton Ticino emettono decisioni e sentenze ingiuste, fomentando i litigi fra i genitori. A causa di questo fatto i bimbi di molti ticinesi sono costretti a soffrire molto più di quanto soffrirebbero in caso di un divorzio “normale” (ricordo che quanto capita in canton Ticino é l’eccezione svizzera)!
Quando la situazione con nostra figlia divenne insostenibile ne parlai con mia ex moglie e tentai pure una mediazione tramite un professionista, uno psicologo che lavora anche con bambini e adolescenti. Convinsi la mia ex e ci andammo insieme (la prima volta senza nostra figlia, come da richiesta dello specialista). La causa dei comportamenti di nostra figlia fu presto spiegata: il suo comportamento era la risposta -sbagliata- di un’adolescente ai problemi che intercorrono fra i genitori. Disse che non aveva neppure bisogno di incontrare nostra figlia e che la soluzione era molto semplice e alla nostra portata: lasciar da parte avvocati e preture per trovare un accordo fra di noi. Fatto questo, tutto quanto turbava nostra figlia si sarebbe aggiustato e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Tentai inutilmente di chiedere alla mia ex quanto volesse ricevere per nostra figlia per calcolare se per me fosse possibile accontentare la sua richiesta, ma la sua risposta fu sempre e solo una: “la legge stabilirà quanto è giusto che tu paghi”. Tentai invano di proporle dapprima 1050.-/mese (850.- io + 200.- assegno figli), quindi 1’250.-/mese e infine 1’450.-, ottenendo sempre e solo rifiuti da parte sua. L’ultimo importo da me proposto, se fosse stato accettato, mi avrebbe portato a nuovi problemi finanziari perché non mi avrebbe più permesso di pagare tutto in modo regolare. Lo proposi per il bene di nostra figlia, pur di mettere fine ai suoi turbamenti.
Dato che le cifre da me proposte non vennero mai accettate (lei ne avrebbe sicuramente voluti di più, probabilmente anche spronata dalla sua avvocatessa) e le premesse “legali” completamente inique (lessi alcune sentenze ticinesi assurde, nelle quali la situazione di reddito era simile alla mia e l’ex marito nonché padre fu ridotto sul lastrico, derubato di tutto il suo stipendio -ad eccezione del “minimo vitale”- a favore della ex moglie e dei figli), decisi quindi che fosse giunta l’ora di attuare una nuova strategia di sopravvivenza prima di soccombere alla “giustizia” ticinese.
Viste le premesse, mi fu chiaro che l’aver ridotto le mie uscite al minimo non sarebbe più bastato. Dal momento che la sentenza fosse emessa, per sopravvivere economicamente avrei dovuto aumentare le mie entrate! Il mio capo, al quale ebbi modo di mostrare le mie competenze, dopo soli 8 mesi dal mio arrivo lasciò l’azienda, per cui mi attivai per ottenere uno stipendio migliore con il suo successore. Gli spiegai la mia situazione personale, gli mostrai una dedizione totale al lavoro impegnandomi e lavorando di più (spesso anche fuori orario, da casa) e a fine anno chiesi un aumento di stipendio di Fr. 500.-/mese. Ricevetti però solo la metà di quanto domandai e fui molto deluso. Avevo appreso che impegno e dedizione al lavoro erano quelle qualità che un datore di lavoro cerca in un dipendente, ma mi resi pure conto che queste, sebbene riconosciute, non vengono per forza compensate finanziariamente. In pratica quando lavori come stipendiato per una grossa azienda sei un numero ed é indifferente come fai il tuo lavoro, basta che tu lo faccia! L’anno seguente il capo cambiò nuovamente e la politica aziendale pure. Insomma, tanta fatica per nulla. Che delusione…
Ho sempre adorato lavorare e normalmente lo faccio con gioia e senza guardare allo stipendio (basta che a fine mese possa pagare le varie bollette e rimborsare poco a poco i debiti). A causa di tutte queste storie i miei sogni per il futuro e i miei pensieri divennero sempre più neri, invasi da scenari apocalittici riguardanti il futuro, tanto che spesso mi svegliavo in piena notte a causa di terribili incubi e in seguito non riuscivo più ad addormentarmi. Ero sempre più stanco, spossato, e al lavoro svolgevo i compiti a me assegnati sempre più “per forza”, senza provare alcun piacere in quello che facevo. Recarmi al lavoro divenne per me sempre più un “peso”. Secondo me é più importante aver piacere a svolgere un compito piuttosto che la quantità di soldi che si riceve a fine mese, ma quando ti trovi nella situazione in cui sai già che i soldi non basteranno e che tutto quello che hai fatto e che stai facendo per migliorare la tua situazione verrà distrutto da una sentenza ingiusta, allora tutto perde improvvisamente senso.
Nel mese di maggio del 2010, mentre attendevo quella sentenza che mai arrivava, i primi sintomi fisici apparvero: nervosismo, cefalee, crampi, eruzioni cutanee, dissenteria, … In quel periodo ricordo che mi sentii come immagino si senta un prigioniero in attesa della sentenza “di morte”, con la differenza che io non avevo commesso nulla di male, anzi, stavo tentando di sistemare le cose in maniera onesta! Quando non ce la feci proprio più mi rivolsi a un medico che mi disse che quello che mi stava accadendo prendeva il nome di “burnout”. Fortunatamente, disse, quello che stavo vivendo erano solo i primi sintomi, per cui non mi prescrisse alcun farmaco, ma riposo. Dopo poco tempo i sintomi sparirono, ma la causa rimase. Questa era da ricercare in tutto quanto mi stava assillando in quel periodo. Erano anni che lottavo, dapprima per ottenere quel diploma che mi avrebbe permesso un futuro migliore , in seguito per trovare un impiego e quindi per ottenere uno stipendio adeguato. Improvvisamente mi ritrovai privo di energie, “svuotato” di tutto, senza più voglia di combattere (tanto, con la legislazione attuale sarebbe stato inutile)!
In Ticino c’é un problema di fondo con la legge sul divorzio e io esigo che questo problema venga risolto quanto prima per il bene di tutti i ticinesi. Il mio non é un caso isolato, siamo in tanti a soffrire a causa delle decisioni della “giustizia” ticinese. In generale il sistema “divorzio” come viene applicato nel nostro cantone non funziona perché -invece di regolare in modo equo la separazione- favorisce in modo spropositato le donne, creando enormi problemi agli uomini (e di conseguenza anche ai figli).
In pratica, come ho già scritto più volte, ad essere sbagliati sono sia la legge che la giurisprudenza ticinese, le quali negli ultimi decenni non sono state adeguate alla realtà cantonale ticinese ma hanno seguito il “trend” di Zurigo. Secondo la recente statistica UBS, Zurigo é la seconda città più cara al mondo, dopo Oslo. Come ogni ticinese non idiota* può constatare quotidianamente, la situazione presente nel nostro cantone é ben diversa da quella di Zurigo! L’ostinarsi dei nostri giudici e pretori a voler applicare i parametri della città sulla Limmat in Ticino, oltre a rovinare economicamente i padri divorziati, li distrugge anche psicologicamente!
* da il Sabatini Coletti – Dizionario della Lingua Italiana: persona di scarsa intelligenza SIN stupido: comportarsi da i. || utile i., chi non capisce o fa finta di non capire una situazione e può perciò essere strumentalizzato
Commenti su: "Capitolo 13 – Le conseguenze sulla psiche" (2)
Ciao. 🙂
Anche sul mio Blog, al commento 25, ho indicato le coordinate per firmare la petizione online: “Tabelle di Zurigo in Ticino? No grazie!
Link di riferimento: http://sfrenzychannel.blogspot.com/2011/08/lettera-di-un-padre-molto-arrabbiato.html
Possono firmare tutti: parenti, amici, compagne, compagni, colleghi di lavoro, vicini, ecc. La petizione può essere firmata sia da svizzeri che da stranieri residenti in Ticino o in Svizzera, come anche all’estero.
Il termine di raccolta delle firme online è mercoledì 28 settembre 2011.
Saluti. 🙂
Caro LeNny, grazie per il tuo commento e grazie per aver essere unito per ottenere giustizia anche per noi, padri ticinesi divorziati, che non esigiamo altro che equità nelle sentenze di divorzio in Ticino. Ci sono ancora 28 giorni di tempo, quindi servono oltre 30 firme al giorno! Il link é http://www.petizionionline.ch/petizione/petizione-tabelle-di-zurigo-in-ticino-no-grazie-/42 Forza, firmate e fate firmare a tutti quelli che conoscete la petizione online.