Storie ticinesi e testimonianze di padri divorziati

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Capitolo 9 – La “borsa” di studio divenuta “prestito”

Ad ogni modo, tornando alla mia storia, la prima delusione l’ho avuta a inizio 2009 ricevendo (ben 6 anni dopo la mia domanda!) la decisione del cantone riguardante la borsa di studio: negata. Per motivare la decisione negativa, il cantone sostenne che poiché mio padre l’anno prima (che il cantone prendesse la decisione) andò in pensione, vendendo la sua attività e ricevendo pure dei soldi di un’assicurazione vita, “egli avrebbe potuto e dovuto aiutarmi a pagare gli studi”. Guarda caso è la legge a dirlo… Ma la legge non dice pure che chiunque ha diritto a ricevere una decisione in tempi ragionevoli? Forse che per il cantone il termine “ragionevole” è da interpretare come “opportuno”?

Ma che c’entra mio padre in questa faccenda? Avevo ben 34 anni ed ero fuori casa da 12 quando ho deciso di tornare a scuola. Se lui ha ricevuto quattro soldi dall’assicurazione vita (ricordo: tempo dopo la fine dei miei studi), sono suoi! E’ lui che ha fatto sacrifici per lavorare e pagare l’assicurazione vita, forse anche per poter in seguito farne quello che buon gli pare (tipo ammortizzare una parte di ipoteca o farsi finalmente una vacanza con mia madre, visto che l’ultima che hanno fatto loro due insieme risale a oltre 20 anni fa…). Ma in più c’è stato anche il fatto che abbia venduto l’attività commerciale che aveva acquistato anni prima e che questa vendita (siccome rifiutò parecchi potenziali acquirenti che volevano versargli dei soldi “in nero” per fare tutto in modo onesto e “alla luce del sole”) gli venne aggiunta al reddito facendo letteralmente “esplodere” le cifre dalla tassazione dei miei genitori. In pratica fu l’unico anno in cui il loro imponibile variò rispetto la consuetudine per divenire oltre il doppio del solito! Ancora oggi stanno lavorando per pagare le tasse di quell’anno (che tradotte in franchi furono ben 15’000.-!!!). Il fatto di essere sempre stati onesti e leali verso tutti, ha portato loro (e di conseguenza me, visto che per la legge il cordone ombelicale non si taglia mai!) ad aver ancora più debiti di quelli che già c’erano, oltre a dover pagare delle cifre spropositate e ingiuste.

Se lo vorranno, un giorno e in un post specifico, pubblicherò anche la loro storia. Un buon riassunto potrebbe essere questo: “per non pesare sulla collettività (da bravi svizzeri) hanno sempre cercato il modo di arrangiarsi da soli, ipotecando la casa e accendendo debiti per pagare sempre tutto (anche quando questo fu palesemente frutto di ingiustizia). Quando non ce l’hanno proprio più fatta, si sono resi conto che comportandosi in maniera onesta si sono “fregati” con le loro stesse mani e che nessuno mai avrebbe ridato loro quello che pagarono ingiustamente“. Questa sembra essere la trama preferita dalla giustizia ticinese, che basandosi sul ritornello dalla canzone napoletana “Simmo e Napule, paisá”, lo applica alla lettera. Per chi non lo sapesse, il ritornello in italiano suona così: “chi ha dato ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto ha avuto, scordiamoci il passato…”.
Il cantone applica questo genere di atteggiamento, però, sempre e soltanto quando non ha nulla da perdere… perché se c’è la possibilità per il cantone di “arraffare” un po’ di più di quanto ha già incassato, allora “una revisione s’impone”!

Per quanto riguarda la legge ticinese sulle borse di studio (non so come si comportano gli altri cantoni) la cosa è chiara: se colui che chiede la borsa di studio ha i genitori in Svizzera, il loro imponibile è preso in considerazione e cumulato a quello del richiedente. Se questi è uno svizzero adulto, che vive per conto suo da anni, che paga le tasse in Svizzera, che decide di rifarsi una vita e studiare per migliorare la propria situazione, viene puntualmente penalizzato e spesso non otterrà la borsa ma solo il prestito (che chiaramente è da ridare). Il prestito poi è senza interessi per 3 anni dopo la fine degli studi, in seguito è con interesse e il tasso di referenza è quello della Banca dello Stato del canton Ticino. Chiaramente la decisione mi è giunta “in tempo” per attivare l’interesse (esattamente 3 anni dopo la fine dei miei studi). La prassi corrente in Ticino è quella di concedere l’importo della borsa sotto forma di prestito e di decidere in seguito, in pratica quando a loro fa più comodo (economicamente parlando).

In conclusione, se la decisione riguardante la borsa di studio l’avessero presa in base a quanto i miei genitori guadagnavano durante gli anni in cui ero agli studi, probabilmente avrei avuto diritto alla borsa (e quindi non mi sarei ritrovato con Fr. 40’000.- di debito in più). Provai a reclamare, inutilmente, spiegando che vivevo fuori casa da anni e che avevo intrapreso una nuova formazione per migliorare la mia situazione finanziaria e in seguito poter rimborsare i debiti precedentemente contratti e mantenere mia figlia, ma tutto fu inutile. La risposta fu: “legge parla chiaro in proposito…”.

Visto che la legge sulle borse di studio (e la legge in generale) è “giusta” e “equa” e che gli impiegati cantonali sono molto “celeri” nello svolgere le loro funzioni, non ebbi diritto ad alcuna borsa di studio!

Non voglio comunque generalizzare quanto detto sugli impiegati del nostro cantone perché per fortuna mi è anche capitato di trovare persone agli sportelli cantonali con le quali ho potuto avere rapporti umani e che ringrazio per avermi trattato come una persona e non come un numero.