PAS – Sindrome da alienazione genitoriale
Sebbene la PAS (Parental Alienation Syndrome) non sia riconosciuta come un disturbo psicopatologico dalla grande maggioranza della comunità scientifica e legale internazionale, non significa che questa non esista!
Nonostante Richard Gardner l’abbia proposta fin dal 1984, questa dinamica psicologica disfunzionale che si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio conflittuale dei genitori non adeguatamente mediati, quasi 30 anni dopo non è ancora riconosciuta. L’inesistenza della PAS come patologia clinica non ci assicura però che un certo tipo di comportamenti non esistano.
Credo che il problema, se questa psicopatologia fosse riconosciuta “legalmente”, sarebbe piuttosto un altro: l’uso che ne verrebbe fatto nei tribunali al fine di stumentalizzare le decisioni riguardanti i figli. Immagino sia questa la ragione per cui non si voglia riconoscerne legalmente l’esistenza.
Vorrei ricordare che fino al 2000, siccome nelle cause di divorzio esisteva il concetto di “colpa”, nei tribunali avvenivano feroci liti per stabilire chi fosse “il colpevole” del fallimento del matrimonio. A partire da quell’anno, con l’introduzione del “nuovo diritto matrimoniale”, il concetto di colpa venne eliminato, ma come si può facilmente immaginare -e constatare- non sparirono le feroci liti legate al divorzio, anzi! Non potendo più litigare circa la colpevolezza di uno o dell’altro coniuge, ci si focalizzò su un altro punto; si cominciò quindi a litigare “per i figli”, semplicemente strumentalizzandoli (il famoso concetto di “bene del minore” di cui scrissi nel precedente capitolo prese il ruolo centrale nelle procedure di divorzio). Alla fine comunque, indipendentemente dagli strumenti usati, si litiga sempre per soldi… ricordiamoci che nessuno li porterà con sé al momento di lasciare questo mondo.
E’ fuori dubbio che strumentalizzare i figli per poterne trarre vantaggi personali a discapito dell’ex-coniuge sia una grave forma di tradimento del proprio ruolo educativo. Così facendo il genitore che svilisce e cerca di distruggere l’altro agli occhi dei figli, sta distruggendo i propri figli (e pure se stesso).
Varie e diverse sono le motivazioni che possono scatenare un tale comportamento: vendetta verso l’ex partner, incapacità di accettare la separazione (con il conflitto si mantiene un legame), vantaggi economici e/o presenza di nuovi partner che influenzano le dinamiche familiari (gelosia?).
Vediamo ora qual’è la caratteristica principale di questa sindrome, la quale ci consente di spiegare fenomeni altrimenti non comprensibili: è il “lavaggio del cervello”, l’indottrinamento da parte di un genitore (secondo Gardner la madre nel 90% dei casi -forse perché è a lei che vengono assegnati i figli nel 90% dei casi?-) associata al contributo personale e attivo da parte del figlio opportunamente manipolato. Il tutto in assenza di motivi obiettivi che spieghino questa animosità da parte del figlio contro l’altro genitore (normalmente quello non affidatario).
Le tecniche che il genitore alienante mette in atto (più o meno consapevolmente) per compiere un tale indottrinamento sono descritte in 12 punti:
- negare sempre e continuamente l’esistenza dell’altro genitore;
- manipolare i fatti sempre a proprio vantaggio e a svantaggio dell’altro
- disapprovare i comportamenti dell’altro, facendoli passare come comportamenti “malati”
- drammatizzare i fatti e ricordare al bambino di essere il genitore migliore tra i due e l’unico che lo ha cresciuto e si è occupato di lui
- sottolineare l’inaffidabilità dell’altro genitore e considerarsi l’unico capace di prendersi cura dei bambini
- minacciare una diminuzione del proprio affetto e amore verso il bambino se questi si avvicina troppo all’altro
- mettere il bambino nella posizione di riferire e giudicare i comportamenti dell’altro
- costantemente allineare i pensieri e i giudizi dei figli con i propri
- riscrivere a proprio vantaggio il passato e la realtà, facendo comparire in una veste compromessa l’ex partner
- soddisfare le richieste del bambino disapprovate dall’altro
- mostrare gusti, pensieri completamente opposti a quelli dell’altro
- creare confusione e sensi di colpa nel momento in cui il bambino deve vedere l’altro genitore
Tutto questo espone i bambini al profondo dolore di doversi schierare, per paura di perdere il genitore che si mostra più debole e apparentemente indifeso (vittimismo?).
La distruzione della figura dell’altro genitore è sempre un ricatto morale, spesso perpetrato in maniera molto sottile dal genitore manipolatore.
E’ spesso difficile rilevare un comportamento del genere da parte di un genitore per chi non è un addetto ai lavori e visto che gli addetti ai lavori non riconoscono tale patologia, è pressoché impossibile limitare i danni psicologici che si creano nelle menti dei giovani che subiscono tali comportamenti.
Certi comportamenti tipici e ben distinti dalle normali dinamiche familiari dovrebbero però richiamare l’attenzione di chi li riconosce nei propri figli:
- il bambino ripete i messaggi di disprezzo e disgusto verso l’altro genitore e le critiche appaiono inconsistenti, poco specifiche o comunque non supportate da dati reali
- le cause del disprezzo e del disagio verso l’altro genitore vengono spiegate dal bambino con motivazioni superficiali o prive di senso
- il bambino si dice convinto di quello che pensa e prova verso l’altro genitore e afferma che tali pensieri e sentimenti non sono stati indotti da nessuno, ma sono “farina del suo sacco”
- il genitore manipolatore è descritto come totalmente e solamente positivo, l’altro come totalmente e solamente negativo e l’appoggio in qualsiasi disputa o conflitto è sempre e solamente dato al genitore alienante
- la formulazione delle critiche contiene informazioni che solo il genitore manipolatore conosce e può aver trasmesso al bambino
- il bambino sperimenta rifiuto, paura quando sa che deve incontrare l’altro genitore
- l’ostilità viene mostrata non solo verso l’altro genitore ma si allarga a tutta la sua famiglia, ai suoi amici, alle nuove relazioni che egli costruisce
Chiunque può immaginare le conseguenze che un tale “lavaggio del cervello” può avere sul bambino: ripercussioni sul suo equilibrio psicologico presente e futuro, che in certi casi possono portare a disturbi e/o patologie della personalità.
Ora, che questa psicopatologia non venga inclusa nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), a mio modo di vedere non è rilevante. Sebbene fin dal 1952 il DSM sia considerato “la Bibbia della psichiatria” dagli addetti al settore, ritengo doveroso citare che fino al 1972 fra le psicopatologie di tale manuale veniva riportata pure l’omosessualità… per cui l’onere delle conclusioni è lasciato al lettore!
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Qui finalmente si parla di PAS, o meglio, una vittima di PAS parla! http://www.alienazione.genitoriale.com/vittima-di-pas-combatte-per-i-bambini